Le punture di insetti possono causare manifestazioni allergiche,
sostenute generalmente da reazioni di
ipersensibilità
di tipo 1 con produzione di IgE rivolte contro il
veleno degli insetti, a possibile evoluzione verso lo shock
anafilattico.
Gli insetti che più spesso determinano manifestazioni allergiche in
seguito a puntura sono gli imenotteri ed in particolare le specie Apis
Mellifera, Vespa Cabro, Vespula Germanica e Polistes.
Le api
vivono in
arnie (colonie molto numerose) non sono aggressive e pungono solo
quando il loro nido è minacciato, hanno un pungiglione seghettato che
rimane infisso nella cute e pungono una sola volta poiché al
pungiglione resta attaccato il sacco velenifero e parte dell’intestino
e vango incontro a morte dopo aver punto.
Le reazioni allergiche più significative si hanno in risposta a punture
di insetti della famiglia dei vespidi (vespe, gialloni e calabroni) che
hanno un pungiglione liscio e possono pungere più volte lo stesso
individuo.
Il veleno
degli imenotteri è una soluzione acquosa di proteine, peptidi
e amine vasoattive delle quali responsabili di manifestazioni
allergiche sono principalmente Fosfolipasi A, Mellitina, Dopamina,
Ialuronidasi, Epinefrina e Proteasi.
Le manifestazioni
cliniche si distinguono in:
Reazioni
locali:
limitate alla sede della puntura con un’area di edema, gonfiore,
arrossamento e prurito, del diametro superiore a 10 cm. che durano fino
a 24-48 ore;
Reazioni
generalizzate:
orticaria
angioedema diffusa, asma, asfissia
per edema della glottide e shock anafilattico e possono essere mortali
se non tempestivamente trattate (adrenalina).
In seguito a reazione avversa alla puntura di imenotteri è opportuno
recarsi in un centro specializzato per individuare il responsabile
dell’allergia e stabilire dei programmi preventivo-terapeutici.
Importante è l’anamnesi:
indagare con l’anamnesi familiare eventuali
allergie in famiglia, indagare il tipo di reazione avversa che ha avuto
il paziente e da cosa è stato punto. Spesso il paziente sa di essere
stato punto ma non da che tipo di insetto.
La diagnostica
allergologica prevede come primo step i test
in vivo
(prove cutanee con inoculando di veleni di imenotteri maggiormente
presenti in Italia), e come secondo step test in vitro.
In caso di riscontro anamnestico di reazioni allergiche violente (tipo
shock ed asfissia) che mettono a repentaglio la vita del paziente può
essere opportuno evitare di esporre volutamente il paziente
all’allergene ed evitare i test in vivo passando direttamente a quelli
in vitro.
Il paziente allergico al veleno degli imenotteri deve evitare il più
possibile di farsi pungere.
Per prevenire le punture
bisogna adottare delle misure precauzionale
evitando tutto ciò che può attrarre gli insetti e quindi: evitare di di
indossare abiti con colori troppo sgargianti; evitare profumi o essenze
troppo intense; evitare di cucinare o consumare cibi all’aperto e le
bibite in lattina, utilizzare maglie a maniche lunghe e pantaloni
lunghi, utilizzare repellenti per insetti l’uso, chiudere bene i
rifiuti e pulire bene le pattumiere irrorandone il bordo con
insetticidi, evitare di stare in aree di raccolta rifiuti o frutteti e
vigneti.
In caso si attacco da parte di uno sciame è necessario
tuffarsi in acqua e sono possibile cercare di coprirsi il più
possibile, soprattutto il volto.
In caso di puntura impacchi freddi, steroidi ad uso topico ed
antistaminici per OS.
Se la reazione allergica è sistemica
somministrare subito ADRENALINA!!!
Tutti i soggetti allergici al veleno di imenotteri, soprattutto quelli
che hanno avuto reazioni sistemiche dovrebbero sempre avere a portata
di mano auto iniettori con adrenalina (avendo l’accortezza di non
lasciarlo al caldo in macchina).
L’adrenalina è un salvavita, l’unico
in grado di far recedere rapidamente le manifestazioni sistemiche.
Anche dopo l’auto iniezione di adrenalina il paziente dovrebbe comunque
recarsi al pronto soccorso poiché l’adrenalina agisce velocemente ma ha
anche una breve durata di azione.
Per soggetti allergici con anamnesi positiva per reazioni sistemiche
può essere indicata l’immunoterapia con veleno che risulta essere
protettiva in oltre il 95% dei pazienti trattati ma deve essere
eseguita in ambiente adeguatamente attrezzato e da personale esperto
per il rischio di reazioni di tipo sistemico, potenzialmente fatali.
L’immunoterapia
consiste nel somministrare piccole dosi di veleno, a
dose progressivamente crescente finno a raggiungere la
desensibilizzazione. Una volta raggiunta la dose di mantenimento di 100
microgrammi di estratto, la terapia viene continuata con un intervallo
crescente (da 1 a 6 settimane) tra le somministrazioni, per almeno 5
anni.